Con Internet delle cose, nell’ambito delle telecomunicazioni, si fa riferimento all’estensione della rete agli oggetti e ai luoghi fisici. Una situazione a cui siamo abituati quotidianamente, con l’avvento delle nuove tecnologie. L’intero sistema però potrebbe presto cambiare. Il motivo? La creazione di un nuovo algoritmo, capace di connettere ben 50 miliardi di dispositivi tra loro.
Internet delle cose: il nuovo algoritmo sconvolge il sistema
L’Internet delle cose è pronto a essere stravolto. La data della presunta rivoluzione digitale è prevista nel 2020. In concomitanza con l’arrivo della rete 5G. La vera innovazione non consisterà nel permettere a diversi dispositivi di comunicare tra loro. Questo è possibile già da qualche anno. Il nuovo approccio permetterà agli strumenti sì di poter comunicare tra loro, ma senza l’utilizzo dei ripetitori. Indispensabili, al momento, per questo tipo di pratica. L’algoritmo è stato ideato dalla Tufts University. Una sua dettagliata descrizione, invece, è possibile reperirla sulla rivista Proceedings of the IEEE. Usman Khan, il coordinatore dell’intero progetto, ha fatto alcune interessanti rivelazioni a riguardo. Qualche esempio? In un mondo in cui sono presenti miliardi di oggetti collegati fra loro, diventa quasi indispensabile conoscerne l’esatta posizione. I nuovi sistemi dovranno necessariamente localizzare gli oggetti disponibili e fare in modo di metterli in contatto tra loro. Fa notare il ricercatore. Ma come avviene oggi il sistema di comunicazione tra oggetti?
Internet delle cose: il sistema di comunicazione
Come è facilmente deducibile, il sistema di comunicazione avviene attraverso le reti wireless. Le reti si appoggiano alle cosiddette ancore. Ma cosa sono le ancore? Non sono nient’altro che dei ripetitori per i telefoni cellulari con l’aggiunta di un satellite GPS. Questi sono in grado di mettersi in contatto con ciascun dispositivo per poi essere gestite da un sistema di tipo centralizzato. Questo sistema, inoltre, è in grado di raccogliere i dati e di elaborarli. Per poi suddividerli nei singoli oggetti disponibili. Questo sistema sembra essere piuttosto semplice e lineare. E in effetti così è. Ha però una pecca. Quale? Con l’aumentare del numero di dispositivi presenti sul territorio, diventa quasi impossibile poterli gestire tutti. Questi, connessi tramite rete wireless, avrebbero bisogno di un numero maggiore di ripetitori installati nel territorio. Gestire un grosso numero di ripetitori sul territorio, precedentemente installati negli edifici, è un’operazione assai complessa. Ed è in questa fase che entra in gioco l’algoritmo studiato, e presentato, da Usman Khan. In quanto sarebbe in grado di risolvere questo tipo di problema.
Internet delle cose: 50 miliardi di dispositivi connessi
Ma in che modo questo nuovo algoritmo può intervenire per migliorare la comunicazione nell’internet delle cose? Il nuovo sistema permetterebbe ai dispositivo di comunicare tra loro in maniera diretta. In questo modo non ci sarebbe l’esigenza di dover usufruire delle ancore. E, di conseguenza, dei ripetitori. Quest’ultimi non saranno indispensabili in quanto gli oggetti sarebbero in grado di determinare la loro posizione in maniera del tutto autonoma. Con posizione non si intende soltanto quella del singolo dispositivo, ma anche in prospettiva con gli altri presenti nelle vicinanze. Così facendo, si andrebbe a modificare l’intero sistema. In quanto essendo in grado di comunicare in maniera del tutto autonoma, i dispositivi non avrebbero bisogno di nessun altro supporto. E, così facendo, si potrebbe evitare l’installazione dei ripetitori sugli edifici. Ricavandone anche un ulteriore beneficio. Quale? Quello di vivere in un luogo in cui gli oggetti, oltre che a essere connessi tra loro, saranno del tutto onnipresenti. Purtroppo, come già vi abbiamo accennato, questo tipo di rivoluzione del sistema non avverrà nell’immediato. Il tutto sarà disponibile, si spera, soltanto a partire dal 2020. In quanto questo tipo di tecnologia necessita dell’avvento della rete 5G.